Panorama di Cerchiara di Calabria - (Foto di Giovanni Battaglia)

 

Cerchiara di Calabria ( le sue origini ed  il nome)

 

I primi abitatori di questa roccia carsica furono quelli che nelle sue grotte presero dimora e , per procurarsi da vivere cacciavano la sua fauna e si servivano della sua flora. Si vuole , infatti, che proprio dai boschi delle pendici del monte Sellaro, Epeo avrebbe prelevato il legname per la costruzione del cavallo di Troia.

Questo modo di farsi la vita da parte dei nostri primi cavernicoli meritò ad essi ed al loro primo insediamento da parte dei commercianti achei il nome "ARPONION" che da "arpazo" vuol dire rubare e strappare alla montagna tutte le risorse della proprio esistenza.Quando altre vicende storiche, nell'alto medioevo,resero questo masso del Pollino la più fortificata rocca longobarda contro gli attacchi dei Bizantini della vicina Rossano, allora il suo nome divenne quello di "Cerchiara" per indicare nella cerchia delle sue mura la più sicura difesa del ducato di Benevento.

Questo particolare evento si verificò proprio al tempo, in cui il movimento monastico privilegiava di insiedarsi nei luoghi più impervi della Calabria e della Lucania per mettersi al sicuro delle scorrerie dei Saraceni, specialmente quando, come a Cerchiara, una rocca, un Kastron o Kastellion offriva alla popolazione rurale una protezione contro i frequenti pericoli del tempo.

 

Monte Sellaro - (Foto di Giovanni Battaglia)

 

Il Monte Sellaro

 

Il territorio della Calabria, per formazione geologica, è uno dei più vecchi della penisola italiana è cominciò a formarsi fin dall’era primaria, quando anche le Alpi erano ancora sommerse dalle acque marine.

Il primo gruppo montuoso è quello del Pollino, che divide la Calabria della Lucania ed è sovrastato dalla vetta più alta di Serra ddel Dolcedorme a m. 2271 s.l.m.

Il massiccio imponente del Pollino pende sulla costa alto-jonica con il nostro monte Sellaro, che degrada sulla piana di Sibari attraverso “Serra del Gufo”, registra la storia della Calabria settentrionale e pretende i primi e gli ultimi baci del sole.

Questa brulla roccia d’argento, che dal Pollino si è staccata,nel suo sobbalzo durante i “ rubesti tremoti”, è rimasta alta m. 1439 s.l.m.,ma spaccata alla sua cima come una sella assestata sullo schienale di qust’ultimo Cretacea appenninico.

Essa, pertanto, ha meritato il nome di monte Sellaro dagli abitatori del posto, che per muoversi tra la piana e le valli, hanno sempre sellato muli e cavalli.

Il monte Sellaro ha sempre avuto un particolare fascino e , fin dalla preistoria ha richiamato l’attenzione dei navigatori dello jonio,invitandoli a sbarcare sulle nostre coste per  cominciare una lunga e grande storia, le cui gesta salienti si leggono in quella di Sibari ed in quella del monachesimo greco-calabro.

Esso , infatti, attraverso il suo cielo sempre squarciato dal sereno del mare, che  come un lago si incurva nell’ultima insenatura del Golfo di Taranto,mostra, a chi si trova chiuso nei limiti delle sue piccole cose, l’infinito, a cui ogni vita si sente unita, e il mistero di un nuovo mondo grande e tutto disteso tra cime diseguali ed immote, che da millenni vivono insieme per creare ricchezza di acque,di flora e di fauna..

Raggiungere questa montagna per i piccoli è come toccare il cielo. ma per tutti è ritrovarsi a vivere in una dimensione, in cui il reale è l’immensità ed il sentimento è un grande bisogno di pace.

Tutto prende all’intorno un senso surrealista, specialmente a sera, quando il mondo si scolora e la terra entra in gara col cielo per ornarsi di luce.Allora anche i guizzi dei fari delle auto prendono l’aspetto delle stelle cadenti di agosto, perché correndo si perdono svelti in un vuoto avvolto di buio e creano nell’animo l’immagine di un mondo senza tempo e senza spazio, nel quale le proporzioni delle cose svaniscono e la vita diventa una fiaba.

Trenta Km. e dal mare ti trovi sulla roccia delle Armi attraverso una strada, che è marginata da erbe e fiori e, man mano, sostituisce all’odore resinoso dei pini marini quello dei pini coricati del Pollino in un solitario silenzio musicato dal cinguettio degli uccelli e dal fresco mormorare delle fontanelle chiacchierine.